Uno sguardo approfondito al sistema carcerario degli Stati Uniti e al modo in cui rivela la storia di disuguaglianza razziale della nazione.
13th è un film documentario americano del 2016 della regista Ava DuVernay. Il film esplora "l'intersezione tra razza, giustizia e incarcerazioni di massa negli Stati Uniti"; prende il titolo dal Tredicesimo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, adottato nel 1865, che abolì la schiavitù in tutti gli Stati Uniti e pose fine alla servitù involontaria se non come punizione per la condanna di un crimine.
Il film inizia con una clip audio del Presidente Barack Obama che afferma che gli Stati Uniti hanno il 5% della popolazione mondiale ma il 25% dei prigionieri del mondo. Il filmato vede la partecipazione di numerosi attivisti, accademici, esponenti politici di entrambi i principali partiti politici statunitensi e personaggi pubblici, come Angela Davis, Bryan Stevenson, Michelle Alexander, Jelani Cobb, Van Jones, Newt Gingrich, Cory Booker, Henry Louis Gates Jr. e altri.
Il film esplora la storia economica della schiavitù e la legislazione e le pratiche razziste successive alla Guerra Civile che l'hanno sostituita. DuVernay sostiene che si tratta di "sistemi di controllo razziale" e di lavoro forzato dagli anni successivi all'abolizione della schiavitù a oggi. Gli Stati del Sud criminalizzavano i reati minori, arrestando i liberti e costringendoli a lavorare quando non erano in grado di pagare le multe; istituzionalizzando questo approccio come il leasing dei detenuti (che creava un incentivo a criminalizzare altri comportamenti). L'autrice sostiene che, all'inizio del XX secolo, la maggior parte delle persone di colore del Sud fu privata del diritto di voto, escludendole dal sistema politico (comprese le giurie), mentre il linciaggio delle persone di colore da parte delle folle bianche raggiunse il suo apice. Inoltre, la legislazione Jim Crow fu approvata dai democratici per legalizzare la segregazione e sopprimere le minoranze, costringendole a uno status di seconda classe. Dopo l'approvazione della legislazione sui diritti civili negli anni '60 che li ripristinò, il film nota l'appello del Partito Repubblicano ai conservatori bianchi del sud, tra cui la pretesa di essere il partito che combatte la guerra al crimine e la guerra alla droga, che iniziò a includere condanne obbligatorie e lunghe. Iniziò una nuova ondata di soppressione delle minoranze, che raggiunse gli afroamericani e altre persone nelle città del nord, del centro-ovest e dell'ovest, dove molti erano emigrati nei decenni precedenti. Dopo che i loro candidati alla presidenza persero contro i repubblicani, i politici democratici come Bill Clinton si unirono alla guerra alla droga.
Di conseguenza, dall'inizio degli anni '70 a oggi, il tasso di incarcerazione e il numero di persone nelle carceri è aumentato drasticamente negli Stati Uniti, mentre allo stesso tempo il tasso di criminalità negli Stati Uniti ha continuato a diminuire dalla fine del XX secolo. Già durante le elezioni presidenziali del 2016, l'eventuale vincitore Donald Trump si è adoperato per generare paura della criminalità, adducendo ad esempio tassi elevati nella città di New York, cosa che secondo il documentario non è vera. Il documentario afferma che la criminalità era complessivamente più bassa di quanto non fosse da decenni, ma che i candidati repubblicani l'hanno aumentata per generare paura. Gli appaltatori di carceri private sono entrati nel mercato per soddisfare la domanda, mentre gli arresti e le condanne aumentavano, formando un gruppo indipendente con i propri incentivi economici a criminalizzare le attività minori e ad allungare le pene per mantenere le carceri piene. I politici e gli uomini d'affari delle aree rurali hanno incoraggiato la costruzione di carceri per creare posti di lavoro a livello locale, e anche loro hanno avuto incentivi per mantenere le carceri piene.
Nel 2016 il Bureau of Prisons federale ha annunciato l'intenzione di non stipulare più contratti con fornitori privati per i servizi carcerari. Secondo il film, l'eccessiva incarcerazione degli adulti ha danneggiato gravemente generazioni di famiglie nere e minoritarie e i loro figli.
Il film esplora il ruolo dell'American Legislative Exchange Council, sostenuto dalle aziende, che ha fornito ai legislatori statali e federali repubblicani progetti di legge a sostegno del complesso carcerario-industriale. Il film sostiene che solo dopo che alcune relazioni sono state rivelate, aziende come Walmart e altre hanno ricevuto critiche e hanno abbandonato l'organizzazione.
Il film esplora la demonizzazione delle minoranze povere nel corso di questi decenni a fini politici, contribuendo alla paura delle minoranze da parte dei bianchi e ai problemi di brutalità della polizia nei confronti delle comunità minoritarie. Nel XXI secolo, la regolarità delle sparatorie fatali della polizia contro minoranze disarmate in scontri apparentemente minori è stata dimostrata dai video girati dagli astanti e dall'uso sempre più frequente di telecamere a bordo delle auto della polizia o indossate dagli agenti; DuVernay conclude il film con i video grafici delle sparatorie fatali di persone di colore da parte della polizia, ciò che Manohla Dargis descrive come, dopo la discussione precedente, abbia l'effetto di "un grido penetrante e lamentoso".
“Neither slavery nor involuntary servitude, except as a punishment for crime whereof the party shall have been duly convicted, shall exist within the United States, or any place subject to their jurisdiction."
Né schiavitù o servitù involontaria, eccetto che come punizione per un crimine per cui il soggetto dovrà essere debitamente incarcerato, esisterà sul suolo degli Stati Uniti, o in ogni altro luogo
soggetto alla sua giurisdizione. (XIII Emendamento della Costituzione degli USA.)
13° Emendamento che da il titolo al nuovo documentario di Ava DuVernay (già regista di Selma) firmato Netflix.
Il documentario non ci va leggero, strutturato con lo scopo di fornire un unico, semplice messaggio: denunciare l'applicazione del 13° Emendamento, usato come mezzo per discriminare
la popolazione afroamericana.
Testimonianze di studiosi, attivisti e politici per dimostrare come negli Stati Uniti l' incarcerazione rappresenti uno strumento di controllo e oppressione delle minoranze afroamericane.
La documentazione parte sin dall'abolizione della schiavitù, passando poi per le riforme di Nixon e Regan, i quali avevano dichiarato “guerra alla droga”. In tempi più recenti si fa notare come la cosiddetta legge “3 strikes you're out” di Bill Clinton abbia incrementato in modo esponenziale il numero di incarcerazioni fino ad arrivare alla minaccia incombente di Trump!
Si sa bene quel che accade negli States alla popolazione afroamericana: omicidi senza motivo da parte della polizia, un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti, incarcerazioni di massa e condizioni disumane all'interno delle prigioni.
Il documentario fornisce statistiche abbastanza spaventose: gli USA rappresentano il 5% della popolazione mondiale . Il 25% è la popolazione incarcerata. La maggior parte di questi sono neri.
Un uomo bianco americano ha 1 probabilità su 17 di finire in carcere.
Un uomo nero americano ha invece 1 probabilità su 3.
Gli USA risultano essere un Paese sostanzialmente educato al razzismo, o meglio, a una sorta di odio/paura verso il “nero” : il nero è pericoloso, il nero stupratore, il nero che spaccia droga, il nero che porta la droga, il nero criminale ecc.ecc. 13° Emendamento mostra che la % di donne nere stuprate da uomini bianchi e decisamente maggiore rispetto a quello di donne bianche stuprate da uomini neri.
Vengono esposti tante di quelle storie che hanno portato poi alla nascita del movimento #BlackLivesMatter.
E' paradossale come, in un Paese come gli USA, esista una situazione di questo tipo, un razzismo che risulta essere troppo diffuso e sembra difficile da estirpare.
Sconvolgente è poi vedere il funzionamento del sistema giudiziario (diversi esempi sono stati visti in OITNB ad esempio) : un sistema per cui finisci in carcere per reati a volte “stupidi” e insignificanti,
ti fai anni di carcere per reati minori, un sistema che mira a intrappolare i ceti sociali e culturali più deboli.
Un sistema fatto talmente male che conviene patteggiare anche per un reato non commesso e farti qualche anno di prigione, piuttosto che andare al processo e rischiare seriamente di essere “fottuto”, anche se innocente.
Bill Clinton ha di recente ammesso che quella sua firma alla legge sulle incarcerazioni del '94 non è stata una buona cosa. Oltre 20 anni dopo, Hillary Clinton dialoga e difende il movimento #BlackLivesMatter e si impone di riformare questo sistema che ha creato l'incarcerazione di massa. E poi c'è Trump, che durante le sue conventions dice ai manifestanti, di colore, che “ai bei vecchi tempi, sarebbero stati portati via sulle barelle e avrebbero avuto quel che si meritavano.”
Netflix ci regala un altro prodotto non facile, una denuncia esplicita che si spera possa aiutare ad aprire gli occhi e dare consapevolezza.
Ovviamente un documentario che va visto! Colpisce soprattutto il fatto che, un Paese che viene assimilato alla modernità, alle opportunità, al "Sogno Americano", sia succube di un razzismo interno assurdo. Sconvolgente è poi il fatto di come la percezione dell'uomo di colore, la figura pericolosa che si è sedimentata nell'immaginario: gli afroamericani stessi hanno iniziato a crederci! XIII Emendamento si traduce con il fatto che la schiavitù è ufficialmente abolita, ma ufficiosamente evoluta.